Cavo EIG, dall’Europa all’India passando per l’Africa
E’ uno dei cavi principali tra quelli che uniscono il vecchio continente e l’Europa. Il suo tragitto ripercorre una delle rotte di collegamento più antiche ma guarda al futuro, preparandosi a far fronte ad una crescita del traffico dati tra i due continenti del 38% l’anno.
La dorsale euro-asiatica
15.000 chilometri di lunghezza, 12 punti di approdo distribuiti in 11 diversi paesi, 3 continenti toccati, 700 milioni di dollari spesi per realizzarlo, 3,84 terabits al secondo di portata. Questi sono i numeri di EIG, sigla che identifica lo “Europe – India Gateaway”, uno dei cavi più importanti tra quelli che costituiscono il network sottomarino su cui viaggia la quasi totalità del traffico internet del mondo. La linea ripercorre il tragitto di una delle storiche linee di collegamento tra il vecchio continente e l’oriente, nata addirittura oltre 130 anni fa.
EIG inizia il suo viaggio a Bude, nel Regno Unito, ed approda a Mombai, in India; nel mezzo fa tappa in alcuni degli snodi più significativi d’Europa, come Marsiglia (Francia), e dell’Africa del Nord, come Tripoli (Libia), Alessandria e Zafarana (Egitto).
Lo sguardo rivolto al futuro
La realizzazione di EIG fu affidata ad Alcatel Lucent e TE Subcom ed oggi il cavo è gestito da un consorzio che riunisce 18 aziende operanti nel settore delle telecomunicazioni. L’infrastruttura è stata ultimata a metà del 2010 ed è entrata ufficialmente in attività pochi mesi dopo, nel febbraio 2011, diventando il cavo con più ampia portata di banda tra quelli che uniscono Europa e Asia. La sua messa in opera ha consentito di diversificare le “rotte” di collegamento tra i due continenti, aumentandone sicurezza e affidabilità. Inoltre, nel corso del tempo, è stato ulteriormente implementato per far fronte alla prevista crescita dei volumi di traffico, che si stima aumenteranno al ritmo del 38% l’anno. Caratteristiche e percorso, quindi, assegnano allo “Europe – India Gateaway” un ruolo centrale nella rete internazionale, tanto che, nel 2013, una sua rottura (probabilmente a causa di un sabotaggio che interessò anche altri due cavi) portò ad un forte rallentamento delle connessioni in Europa ed Asia.