Da quest’anno 5 milioni di italiani pronti per il 5G
Qual è l’impatto che il 5G sta avendo sui primi utenti di smartphone in tutto il mondo? A questa domanda ha cercato di rispondere il più grande studio mai effettuato sui pionieri delle reti di quinta generazione, svolto da Ericsson tra i consumatori di 26 mercati tra cui Stati Uniti, Cina, Regno Unito e Italia. Nel nostro paese il 5G ha un mercato potenziale di 5 milioni di utenti di smartphone che potrebbero passare a questa nuova connessione già nell’anno in corso, secondo l’elaborazione di Ericsson effettuata sui dati ottenuti dalle risposte di mille intervistati, di cui 215 early user, nell’ambito della ricerca Five ways to better 5G, tra lo scorso dicembre e febbraio.
La quota di consumatori che vuole passare al 5G in Italia è il 27%, maggiore rispetto ad altri paesi europei come Germania, Francia o Regno Unito. Una frazione inferiore al 32% registrato nel 2019: secondo la multinazionale svedese hanno influito sul calo la lenta implementazione del 5G, l’incertezza finanziaria indotta dalla pandemia e la campagna di disinformazione.
Ericsson, impegnata a costruire sistemi radio per il 5G in tutto il mondo, sottolinea cinque tendenze emergenti in Italia, tra i primi utenti delle nuove reti, a partire dalla necessità di colmare il gap di conoscenza, senza il quale, il 23% in più di utenti smartphone avrebbe adottato il 5G entro la fine del 2020.
Interessante capire che il 17% di utenti italiani ha diminuito l’uso del wifi dopo esser passati al 5G, tanto che la copertura di rete in spazi chiusi viene ritenuta più importante rispetto alla velocità e al consumo della batteria, in termini di soddisfazione dell’utente 5G.
Concludendo il 44% degli early adopter in Italia è soddisfatto della velocità, ma 71% vorrebbe app e servizi più innovativi. Assolutamente rilevante è capire che i consumatori sarebbero disposti a pagare il 22% in più per avere abbonamenti 5G comprensivi di servizi digitali. Comunque, due terzi di tutti i casi d’uso sono ancora in fase dimostrativa o di sviluppo.
Source: wired.it