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Data Center in Africa, la sfida del futuro

La crescita del traffico dati comporta la necessità, per le compagnie TLC, di disporre di un numero maggiore di data center. Nel mirino c’è l’Africa, sempre più spesso scelta per la collocazione di nuove strutture, vista anche la crescente fame di “connessioni” che il continente mostra di avere. Al tema verrà dedicato anche un summit, in programma l’8 giugno a Monaco.

I data center in Africa

Negli ultimi anni, a livello mondiale, il settore delle telecomunicazioni ha visto crescere esponenzialmente il traffico dati, merito del boom degli smartphone. Un balzo che si traduce nella necessità di dotazioni infrastrutturali adeguate, primi fra tutti i data center, come sottolinea anche il sito RCR Wireless.

Il continente africano, che gli esperti considerano alla vigilia di una profonda svolta tecnologica, è l’area dove questa “corsa” dei dati si è manifestata in modo più marcato. Di contro, però, la presenza di data center in Africa è ancora limitata. Oggi ne esistono 46, in 11 paesi, censiti dal sito Data Center Map. La parte del leone la fa il Sud Africa, con ben 19 strutture. In cantiere, però, ci sono alcuni progetti importanti.

Lavori in corso

Il primo progetto, di cui parla il sito Business Essential, è firmato Teraco. Si tratta di un nuovo centro ad Isando (Sud Africa). Una struttura di 17.500 mq ne amplierà una già esistente, dando vita al più grande data center africano, capace di coprire commercialmente tutta l’Africa meridionale. La fine dei lavori è prevista per dicembre 2016.

IBM, invece, sempre in Sud Africa, sta lavorando al primo data center dedicato ai servizi cloud, in collaborazione con Gijima e Vodacom. La struttura sarà localizzata a Johannesburg ed amplierà ulteriormente il network del colosso informatico, formato oggi da 46 data center.

Il summit

Il ruolo strategico dell’Africa nella costruzione di nuovi data center è confermato dalla scelta di organizzare un summit dedicato all’argomento. Si tratta di Invest in Africa Data Center, in programma l’8 giugno a Monaco. Un’appuntamento internazionale a cui saranno presenti i maggiori esperti ed influencer del settore.

Project Lucy: la tecnologia IBM al servizio dell’Africa

L’orizzonte dell’Africa.

Cento milioni di dollari di investimenti in 10 anni, per supportare l’Africa nel suo percorso di crescita e di sviluppo. Sono questi i numeri principali del progetto Lucy, ideato e promosso dal colosso informatico IBM, che ha deciso di mettere al servizio del continente africano il suo primo computer cognitivo, Watson, oltre all’esperienza e alle competenze dei suoi ricercatori.

watson

Watson – il primo cognitive computer di IBM

Da un decennio a questa parte l’Africa sta conoscendo una fase socio economica caratterizzata da profondi cambiamenti. La forte crescita del PIL e l’ampia disponibilità di risorse naturali ne fanno presagire un futuro da protagonista nell’economia mondiale. Ma lo sviluppo si accompagna a sfide sociali enormi. L’aumento della popolazione, la scarsità d’acqua, la mortalità ancora molto elevata, i cambiamenti climatici e le loro conseguenze sull’agricoltura, sono tutti elementi che mettono a rischio il concretizzarsi di una crescita davvero equa ed inclusiva.

IBM è convinta che proprio la tecnologia possa aiutare l’Africa a vivere questo “new deal” nel miglior modo possibile, sfruttando al massimo il potenziale disponibile.

Lucy: la rivoluzione pensata dall’IBM.

Progetto Lucy prende simbolicamente il nome dal primate scoperto nel continete africano nel 1974, e considerato il primo ominide della storia: un gancio nel passato per proiettarsi nel futuro. Al centro dell’iniziativa c’è Watson, il primo cognitive computing system realizzato da IBM, capace di imparare dal linguagio umano, di memorizzare, elaborare e mettere in relazione grandi quantità di dati, evidenziando connessioni innovative tra gli stessi.

Secondo Kamal Bhattacharya, vicepresidente di IBM Research Africa, “con l’abilità di apprendere da modelli emergenti e scoprire nuove correlazioni, le capacità cognitive di Watson hanno un enorme potenziale per aiutare l’Africa a realizzare, nei prossimi due decenni, quello che gli attuali mercati sviluppati hanno realizzato in due secoli”.

In Africa, i ricercatori dell’azienda statunitense, insieme con i loro partner commerciali e accademici, utilizzeranno Watson e le tecnologie cognitive correlate per analizzare i big data disponibili e sviluppare soluzioni commercialmente valide per le grandi sfide del continente. Si spazierà in tutti i settori strategici e problematici: dalla sanità all’istruzione, dalla gestione delle risorse idriche ai servizi igienico-sanitari, dalla mobilità umana all’agricoltura.

Un analisi complessa che verrà messa a sistema, secondo i piani di IBM, con la realizzazione di un nuovo Centre of Excellence panafricano per il Data-Driven Development (CEED) e di tre Innovation Center, a Lagos (Nigeria), Casablanca (Marocco) e Johannesburg (Sud Africa).