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L’Africa continua ad attrarre investimenti

Il continente africano continua a rappresentare un terreno fertile per gli i big dell’economia e della finanza. Sempre più aziende scelgono di guardare all’Africa come mercato da esplorare; sempre più investitori puntano sull’Africa per moltiplicare i loro capitali.

I Consigli di EY per chi investe in Africa

La capacità attrattiva dell’Africa sui capitali internazionali  non accenna a scemare. Anzi, si moltiplicano le possibilità  e le occasioni. Tanto che Ernst&Young, punto di riferimento della finanza mondiale, ha realizzato un vero e proprio vademecum dedicato all’argomento, con dati, statistiche e analisi.

Nuova linfa agli investimenti

Conscia delle proprie potenzialità, l’Africa stessa si interroga su come massimizzarle. Il portale IT News Africa ha dedicato un articolo al tema, facendo riferimento alle analisi e alle riflessioni che sta portando avanti COMESA, l’organizzazione economica che riunisce i paesi del sud e dell’est dell’Africa.

Italia al top

Sempre secondo Ernst&Young, come riportato da Info Africa, il paese che sta puntando maggiormente sull’Africa è l’Italia. Nel giro di un anno il volume degli investimenti diretti verso il continente è raddoppiato, toccando quota 7,4 miliardi, oltre il 10%del totale mondiale. Questo si traduce in 16 nuovi progetti attivati e circa 3800 nuovi posti di lavoro creati. Destinazione principale dei fondi tricolore è il Sud Africa, seguito da Marocco ed Egitto.

Africa nella top five

Alla luce di quanto sopra, non stupisce che, secondo uno studio di Havas Horizons, i cinque paesi più appetibili per gli investitori siano tutti africani: Etiopia, Nigeria, Marocco, Ghana e Senegal. La ricerca è stata realizzata intervistando 55 grandi investitori internazionali.

Cambia il paradigma cinese

Come si stanno comportando le aziende cinesi che investono in Africa? Dal colosso asiatico arrivano capitali cospicui in varie zone africane. Negli ultimi tempi, però, la strategia è cambiata. Non più solo quantità ma anche e sopratutto qualità. Un nuovo paradigma destinato ad avere effetti importanti, come spiega il sito Global Times.

Il futuro viaggerà in 5g

La rete 5g è il futuro, ed è sempre più vicina. I grandi player delle telecomunicazioni si preparano per affrontare la sfida da leader, supportati dalle azioni dei principali governi ed istituzioni internazionali. Ci si interroga, però, sui costi di questa rivoluzione e sulle sue reali potenzialità.

Le caratteristiche del 5g

Cos’è il 5g? Quali sono le sue caratteristiche? In cosa si differenzia dal 4g? Un articolo di Trusted Review cerca di rispondere a queste domande, tratteggiando il profilo della tecnologia che sembra destinata a rivoluzionare (ancora una volta) il mondo della rete mobile.

I big delle TLC si preparano alla sfida

I maggiori player internazionali delle telecomunicazioni affilano le armi, per presentarsi da leader alla prova del 5g. La sfida si gioca sulle partnership, le aggregazioni, i progetti comuni. Il portale CorCom.it propone un riepilogo dello stato dell’arte, con un occhio agli ulteriori sviluppi previsti nei prossimi mesi.

Le mosse dell’Europa

In vista dello sviluppo della rete 5g, l’Unione Europea ha messo in cantiere un intervento normativo per liberare la banda ad altissima frequenza (700 MHz), oggi occupata dal digitale terrestre. Lo svuotamento dovrebbe concretizzarsi entro il 2020, come sottolinea un articolo dell’agenzia di stampa italiana Ansa.

Il costo del 5g per gli USA

Prepararsi per l’avvento della rete di nuova generazione costerà agli Stati Uniti circa 104 miliardi di dollari. La stima, ripresa da un articolo di Key4Biz, è stata elaborata da iGR Research e comprende tutti gli investimenti necessari per l’implementazione di tutti gli elementi necessari per l’alta velocità del futuro.

Le mosse dell’Italia

Sempre Key4Biz, in un approfondimento dedicato all’Europa, si sofferma sulla  situazione dell’Italia, in questo quadro globale di preparazione all’avvento del 5g. L’idea è quella di creare un laboratorio di studio della nuova rete presso l’Iscom (Istituto superiore delle comunicazioni e delle tecnologie).

L’ Italia che investe in Africa

Sono sempre di più le aziende italiane in Africa che, come VueTel, guardano questo continente come mercato ricco di potenzialità, dall’agricoltura fino al digitale. VuBlog propone una sintetica rassegna di alcune esperienze e dati che possono aiutare a comprendere e a conoscere questo nuovo orizzonte di business.

Africa, Italia e geopolitica

Oggi più che mai, temi economici ed avvenimenti geopolitici sono strettamente connessi. A  maggior ragione se al centro del dibattito c’è un settore chiave come quello agricolo ed un continente particolare come l’Africa. Ne è convinto anche il Ministro Italiano per le politiche agricole, Maurizio Martina, che in un’intervista all’AGI ha sottolineato come la cooperazione agricola Italia – Africa sia “volano di pace e stabilità”.

Snapp, il digital store italo-africano

Snapp, digital store dedicato alle applicazioni per smartphone e tablet, è un esempio di impresa italiana che ha successo in Africa, nel settore delle nuove tecnologie. Il team di questa start-up è in grado di offrire un servizio di alta qualità in temi rapidi, garantendo lo sviluppo di un’app calibrata sui bisogni del cliente in sole 12 ore. Così Snapp è arrivato a conquistare anche un premio al Global Entrepreneurship Summit 2015 di Nairobi.

E4Impact

Favorire lo sviluppo delle aziende italiane in Africa è l’obiettivo di E4Impact, progetto dell’Università Cattolica di Milano. L’iniziativa punta anche a far nascere nuove imprese sociali direttamente in loco. Per ora i paesi scelti per sperimentare l’idea sono 5 (Kenya, Uganda, Costa d’Avorio, Ghana e Sierra Leone) ma l’obiettivo è aumentarli nel breve termine. 

L’Italia in Sud Africa

Quanto investono le imprese italiane in Sud Africa? Ad oggi la cifra si aggira intorno al miliardo di euro, almeno secondo i calcoli dell’Istituto per il Commercio Estero. E l’importo potrebbe crescere, visto il grande potenziale di quell’area geografica. Le più interessanti possibilità di sviluppo sono nel settore delle infrastrutture, dell’energia verde e dell’agricoltura.

La Sicilia può rilanciare il ruolo dell’Italia nelle TLC

Mediterraneo, snodo principale delle telecomunicazioni mondiali 

In Sicilia, in particolare, ci sono cinque stazioni di approdo dei cavi sottomarini. A tutt’oggi sono 18 i cavi sottomarini che approdano in questa regione e provengono dal Medio Oriente, l’Asia, il Nord Africa ed il Nord America. La stazione principale è Mazara del Vallo, dove approdano ben 9 cavi, segue Catania (5), Palermo (2), Pozzallo e Trapani (1). La geografia ha permesso da sempre alla Sicilia di essere un punto di unione tra Occidente e Oriente, ma ciò che le ha impedito fino ad oggi di imporsi e sfruttare a pieno le proprie potenzialità è stata soprattutto la mancanza di cavi terrestri per collegare i cavi sottomarini con le più importanti dorsali europee, come Francoforte, Londra e  Parigi, ma soprattutto l’assenza di un regime di libera concorrenza.

Questa situazione ha nettamente favorito l’emergere di altri hub internazionali per il traffico dati come Marsiglia, che oggi rappresenta il punto più strategico e meglio servito del Mediterraneo. In questa città, infatti, sono nati diversi Data Centers, in competizione l’uno con l’altro. Gli investimenti nelle reti di raccordo con le stazioni dei cavi sono stati rilevanti ed hanno coinvolto la gran parte degli operatori internazionali, come la compagnia di telecomunicazioni omanita, l’operatore egiziano Telecom Egypt, la società americana Verizon, l’indiana Tata. Il successo di Marsiglia è legato a diversi fattori, ma il più importante è che Marsiglia è un vero e proprio sistema aperto, un polo tecnologico d’eccellenza dove si confrontano tutte le aziende di telecomunicazioni in un regime di concorrenza perfetta.

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Ci sono anche altri paesi della sponda sud del Mediterraneo che potrebbero rappresentare un’opportunità per la creazione di nuovi poli tecnologici e per lo sviluppo di nuovi progetti infrastrutturali nel Mediterraneo.  Per esempio, la Libia, prima che scoppiasse la primavera araba, a febbraio del 2011, attraverso la compagnia di telecomunicazioni nazionale L.P.T.I.C. stava realizzando un progetto ambizioso per raccordare l’Africa subsahariana con il Mediterraneo. In questa ottica, era stata realizzata la nuova stazione di approdo dei cavi nel Mediterraneo a Darnah, oggi, città sotto il controllo dello Stato Islamico, ampliata la stazione di Tripoli ed in corso di realizzazione quella di Tobruk. A sud nel deserto del Sahara erano in corso di completamento le dorsali terrestri verso il Niger ed il Sudan, per raccordare sia il Corno d’Africa che l’africa occidentale. Questo progetto potrebbe essere ripreso una volta che il paese ritroverà la pace, ci auguriamo molto presto.

Le cose però potrebbero cambiare anche in Italia.

In Sicilia sta nascendo il progetto Open Hub Med che si pone l’obiettivo di creare a Carini (Palermo) una piattaforma tecnologica neutrale e aperta a tutti gli operatori di TLC del mondo, completamente integrata con tutti i principali cavi sottomarini che attraversano il Mediterraneo ed i cavi terrestri che, da Palermo, percorrendo tutta l’Italia, raggiungono i principali nodi di telecomunicazioni europei e mondiali. L’iniziativa non è  in competizione con Marsiglia, anzi, vuole essere complementare ed operare in stretta sinergia con quest’ultima, con l’obiettivo di offrire alle compagnie di telecomunicazioni rotte diversificate e miglioramenti in termini di qualità e competitività complessivi. I prossimi anni saranno decisivi per valutare l’attrattività di tale progetto e l’effettiva competitività del mercato italiano.

 

Giovanni Ottati

CEO – VueTel Italia

FLAG, dal Giappone al Regno Unito passando per l’Italia

Il FLAG, acronimo di Fiber-Optic Link Around the Globe, è uno dei cavi sottomarini più importanti a livello internazionale. Con i suoi 28.000 km di lunghezza viaggia dal Giappone fino al Regno Unito, attraversando Asia, Africa e Mediterraneo e toccando ben 14 paesi.

FLAG : 28mila km che avvicinano Asia ed Europa

A dare la dimensione dell’importanza e della grandezza di FLAG sono i suoi numeri. Il cavo si snoda lungo un tragitto di 28mila km, di cui 27mila sottomarini e circa mille terrestri (in Egitto ed in Thailandia). Nel suo viaggio attraversa l’Oceano Indiano, il Canale di Suez, il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico; costeggia tutto il sud-est asiatico, la costa nord-orientale dell’Africa e quella nord-occidentale dell’Europa. In questa lunga traversata, con i suoi 17 landing point, tocca 14 diversi paesi e tre continenti. E’ capace di trasportare, da una parte all’altra del globo, oltre 120mila canali voce ed  ha una velocità di 10 Gbit/s. Realizzato da Global Cloud Xchange, ed  entrato in funzione nel 1997, rappresenta ancora oggi uno snodo strategico nel network internazionale.

Il Mediterraneo al centro

Il passaggio del FLAG attraverso il Mediterraneo è uno degli elementi che rende questa area centrale per le telecomunicazioni di tutto il mondo. Una volta varcato il canale di Suez, il cavo fa rotta verso l’Italia, fermandosi a Palermo (Carini), e poi verso la Spagna, con sosta a Estepona. Due soli i landing point che però gli consentono di tagliare in orizzontale tutto il bacino. Inoltre, a Palermo, uno dei principali hub italiani, si incontra con un altro importante cavo: il SeaMeWe4, che unisce Marsiglia e Singapore. Il Mediterrano, quindi, si conferma snodo cruciale delle rotte nord-sud e di quelle est-ovest. Per questo, molte compagnie internazionali guardano con attenzione a quest’area e stanno investendo per posizionare qui i loro avamposti infrastrutturali.

Italia 2.0, il nemico è lo spread digitale

VuBlog propone una rassegna stampa dedicata al tema dello spread digitale in Italia. Il paese è lontano dall’eccellenza nelle classifiche mondiali; la banda larga ha bisogno di investimenti, pubblici e privati, per crescere e tenere il passo con le economie più avanzate.

L’Italia dello spread digitale

Massimo Sideri approfondisce per Corriere.it il tema dello spread digitale che separa l’Italia dalle economie più avanzate. Un distacco cresciuto nel tempo, per pochi investimenti e scarsa lungimiranza. Il paese rischia di rimanere indietro proprio mentre il Mediterraneo diventa luogo strategico per le telecomunicazioni mondiali.

Arranca l’agenda digitale

Varata nel 2012, l’Agenda Digitale si proponeva come un piano ambizioso per rilanciare la digitalizzazione in Italia. Agendadigitale.eu fa il punto della situazione e rileva molti ritardi e criticità. Ma una svolta positiva è possibile.

Banda larga nel caos?

Alessandro Longo, direttore di Agendadigitale.eu, firma su Wired un articolo critico sulla situazione della banda larga in Italia. Il problema, afferma, non è nel ritardo accumulato, che sta diminuendo, ma nell’assenza di una “visione d’insieme” che guidi le politiche di sviluppo del settore.

Segnali positivi per lo sviluppo della banda larga

Un articolo de “Il Sole 24 Ore” mette in evidenza luci ed ombre del profilo dell’Italia tracciato I-Com. L’Istituto per la Competitività piazza il paese al 25° posto tra le nazioni europee per sviluppo della banda larga. Di buono c’è la velocità di crescita: l’Italia è tra i paesi “fast movers”, quelli che mostrano maggior reattività.

Le iniziative del governo italiano: pregi e difetti

Il quotidiano digitale dedica due articoli alle iniziative pubbliche in  tema di lotta allo spread digitale. Il Governo ha scelto di stanziare 2,2 miliardi di euro per lo sviluppo della banda larga ma il piano d’azione non convince in pieno gli esperti.