SeaMeWe 4: l’arteria euro-asiatica della rete globale

Il cavo, operativo dal 2005, unisce Singapore con la Francia, attraversando sud-est asiatico, medio-oriente ed Europa. Ad oggi rappresenta un collegamento strategico nello scacchiere mondiale delle telecomunicazioni.

La “rete” subacquea

Oltre il 95% del traffico internet mondiale viaggia sotto chilometri di acqua. Il network sottomarino di cavi che collega i quattro angoli del globo, colonna portante del sistema mondiale di telecomunicazioni, è oggi composto da oltre 260 cavi ma promette di crescere ancora nei prossimi anni, con numerosi progetti già in cantiere. Ne sono un esempio le tre iniziative firmate Microsoft: la New Cross Pacific, rete che unirà la costa occidentale degli USA con l’Asia, e due nuovi collegamenti che attraverseranno l’Oceano Atlantico, partendo dal Canada ed arrivando rispettivamente in Irlanda e Regno Unito.

Dalla Francia a Singapore

In questo reticolato che attraversa i continenti un ruolo chiave lo gioca il cavo SeaMeWe-4, la cui sigla rivela il tragitto compiuto: South Est Asia – Middle East – West Europe.  Circa 18.800 chilometri di fibre ottiche che partono da Singapore ed arrivano fino in Francia, passando per altre 14 nazioni: MalesiaThailandia, BangladeshIndiaSri LankaPakistanEmirati Arabi, Arabia SauditaSudan, EgittoItaliaTunisia e Algeria. Il cavo utilizza tecnologia DWDM, che permette di aumentare la capacità di comunicazione per fibra, ed ha una portata di trasmissione dei dati di 1,28 Tbit al secondo.

SeaMeWe4

Il SeaMeWe-4 è il quarto cavo della omonima serie, che si arricchirà, entro la fine del 2016, di un ulteriore collegamento, il SeaMeWe-5, che unirà un totale di 18 snodi, dalla Malesia alla Francia, per complessivi 20.000 chilometri. Nato come complementare al cavo SeaMeWe-3 (sono uno il “back-up” dell’altro), e realizzato grazie agli investimenti di un consorzio di 16 imprese, il SeaMeWe-4 ha cominciato ad operare ufficialmente il 13 dicembre del 2005. I lavori si sono prolungati per circa 20 mesi, suddivisi in due fasi. La prima fase è durata 101 giorni ed ha portato al posizionamento dei primi 3.500 chilometri di cavi; l’avvio della seconda ed ultima fase, invece, ha subito dei ritardi a causa del devastante tsunami che ha colpito la Baia del Bengala proprio nel 2004.

La realizzazione di questo collegamento ha effettivamente portato notevoli vantaggi, rappresentando uno dei mezzi principali con cui incrementare la disponibilità di connessione veloce in alcuni paesi in via di sviluppo.